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“Il servizio clienti è la nostra forza”. Intervista a Radio Nossa

da | CONSIGLI PROFESSIONALI

Aprire un bar in un mercato molto grande è sempre una sfida in ogni circostanza, soprattutto in una città con una concorrenza tanto forte come Barcellona. E diventa ancora più difficile se ti capita di aprire il tuo bar pochi mesi prima di una pandemia globale mai vista prima. 

Questa è proprio la situazione in cui si sono ritrovati Selam Berhe, Sergio “Lone Wolf” Lopez e Suji Nossa, proprietari e gestori di Radio Nossa, un bar musicale situato nell’effervescente quartiere cittadino del Poble Sec.

Hanno aperto le porte nel dicembre del 2019 e il loro concept, a radio station walks into a bar, ha ricevuto un successo immediato prima che i lockdown e le successive restrizioni dovute alla covid-19 mettessero in ginocchio l’intero settore dei locali notturni della città.

Oggi, passato il peggio della pandemia, Radio Nossa è di nuovo pieno di vita. 

Recentemente, Hosco ha fatto quattro chiacchiere con Sergio e Selam nel loro bar per conoscere meglio loro e Radio Nossa, e per scoprire cosa significa aprire un bar in quello che è stato probabilmente il momento peggiore della storia recente.   

Sergio, puoi parlarci un po’ della tua esperienza nel settore prima di Radio Nossa?

Sergio: beh, il mio primo lavoro nella ristorazione è stato in realtà in un Taco Bell in Florida. Mancavano tre settimane al compimento dei miei 16 anni, che è l’età minima legale per iniziare a lavorare. Ma ai tempi si poteva inventare ciò che si voleva nei curriculum, nessuno andava poi a controllare che fosse tutto vero.

Selam: io ho iniziato a lavorare a 14 anni in un Burger King! Mio padre mi aveva praticamente obbligato a cercare lavoro e a mentire sul curriculum per dire che avevo 16 anni.

Sergio: sì, negli Stati Uniti esistono molte catene di fast food diverse in cui trovare lavoro. Dopo Taco Bell, ho lavorato per Long John Silver e per qualche altro fast food prima di trovare lavoro in un ristorante gastronomico.

Era un locale sofisticato, soprattutto considerato da dove venivo. Uno di quei posti premiati per l’insalata caesar, in cui il dessert viene preparato al tavolo e cose del genere. Lì ho potuto fare esperienza servendo ai tavoli in un’atmosfera di lusso e sono stato davvero fortunato ad avere questa opportunità. Poco a poco, mi sono fatto strada fino a capitanare tutta la sala.

Dopo questo lavoro, sono passato alla parte della vita notturna del settore alberghiero. Ho gestito bar e locali notturni per un po’ di tempo, facendo esperienza in quest’area specifica. Poi, circa 20 anni fa, ho deciso di trasferirmi in Spagna.

Una volta arrivato in Spagna, hai continuato a lavorare nel settore turistico e alberghiero?

Sergio: in realtà, appena arrivato ho iniziato praticamente subito a lavorare nella moda. In quel momento, la cultura hip-hop e i marchi di streetwear americani stavano esplodendo in Spagna. Quindi, come americano, per me è stato facile entrare in questo settore, facendo marketing e promozione.

Ho fatto questo lavoro per circa dieci anni, poi l’ambiente è diventato eccessivamente strutturato e ho deciso di cambiare aria. Dopo, ho lavorato in alcune iniziative imprenditoriali legate all’ospitalità, ma la cosa non mi faceva impazzire.

Poi un giorno, durante la pandemia, sono stato ingaggiato per una serata da DJ a Radio Nossa. È stato allora che ho conosciuto queste belle persone e ci siamo trovati da subito. È da quel giorno che lavoro con loro.

Stavo già pensando di tornare nel settore dei bar, ma sono stati loro e il bar stesso a suscitare tutto il mio interesse. È come una calamita. Sono riusciti a creare un’atmosfera talmente aperta e invitante da attirare persone di ogni tipo. È stato più forte di me, una volta entrato, non volevo più andare via. Li ho pregati di tenermi con loro e, per fortuna, mi hanno detto di sì.

Selam, ci racconti la tua esperienza nel settore turistico e alberghiero prima di aprire un bar tutto tuo?

Selam: beh, come ho già detto, il mio primo lavoro è stato in un fast food, da Burger King. Lavorare nel drive-through mi ha insegnato davvero tanto sugli esseri umani. Dopo Burger King, ho iniziato a lavorare nella moda, e ho fatto per un po’ da modello prima di iscrivermi all’università.

Negli anni dell’università, ho lavorato per qualche mese come cameriere in un ristorante gastronomico di lusso. Lì, ho conosciuto una signora chiamata Cindy, che non dimenticherò mai. Mi ha insegnato tutto, è stata una vera e propria prova del fuoco, di tipo militare. Nessuno mi aveva mai urlato addosso in quel modo prima di allora. 

Poi, circa nove anni fa, mi sono trasferito in Spagna. Quando sono arrivato qui, ho iniziato a lavorare nei locali notturni. L’azienda per cui lavoravo gestiva la biglietteria online per molti locali importanti qui a Barcellona, e aveva un team dedito alla promozione. 

Dopo un po’, ho iniziato anche a gestire eventi per conto mio. Organizzavo matrimoni, addii al celibato e al nubilato, cose del genere. 

Poi ho conosciuto Suji, il terzo proprietario di Radio Nossa, quando l’ho assunto per fare da DJ per un evento. Ci siamo trovati subito molto bene, e abbiamo iniziato a fare altri eventi insieme. Sin dall’inizio, abbiamo creato una collaborazione davvero molto solida, e siamo sempre stati d’accordo su tutto.

È stato a quel punto che avete deciso di aprire un bar insieme?

Selam: no, ai tempi facevamo dei pop-up in vari bar di Barcellona. Prendevamo in gestione un certo bar per una settimana o per un weekend e creavamo il nostro concept in quello spazio. Ma non era il massimo. Era sempre il locale di qualcun altro e i proprietari si intromettevano spesso in cose che non li riguardavano.

Quando ci siamo accorti che avevamo a che fare continuamente con questo genere di atteggiamento, abbiamo deciso che aprire il nostro bar ci avrebbe dato pieno controllo su tutto. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio assumerci quel rischio piuttosto che continuare ad aver a che fare con altre persone che possono essere inaffidabili.

È stato così che abbiamo iniziato a cercare uno spazio, abbiamo trovato questo locale e abbiamo aperto Radio Nossa alla fine del 2019, tre mesi prima che arrivasse la covid.

In che modo la pandemia ha colpito il vostro bar?

Selam: Barcellona ha avuto molte restrizioni, e sono state incredibilmente difficili da seguire, perché cambiavano di settimana in settimana. Questo ci ha impedito di avere una vera strategia a lungo termine per il primo anno e mezzo.

Quando siamo riusciti a riaprire, abbiamo cercato di creare un’atmosfera coinvolgente, che aiutasse la gente a dimenticarsi della follia che succedeva fuori. Per noi era importante operare per quanto possibile con normalità. Ma, come proprietari di bar novelli, è stato davvero difficile, perché in mezzo a tutto questo stavamo cercando di crearci una clientela stabile. 

E poi, i bar sono stati stigmatizzati come luoghi di contagio, una cosa ingiusta perché siamo stati l’unico settore a venire preso di mira in quel modo.

Quando le cose sono tornate alla normalità, avete modificato in qualche modo la vostra strategia?

Sergio: dal mio punto di vista, non direi. Come ho già detto, il nostro locale ha un’atmosfera innegabile, che esisteva già prima della pandemia. Si tratta di un concept interessante gestito da persone simpatiche, quindi ci siamo limitati ad aprire le porte e a fare quello che facevamo prima. Erano in molti a sentire la mancanza del nostro locale, e non ci è voluto molto a riempirlo di nuovo.

Qual è l’idea dietro Radio Nossa, perché mettere un’emittente radiofonica dentro un bar?

Selam: beh, in realtà è stato Suji ad avviare il progetto anni fa, a New York. Ha iniziato a organizzare eventi musicali che puntavano a creare una comunità solida, poi, poco a poco ha creato l’emittente radiofonica online che fa musica e programmi di interesse politico.

E, quando abbiamo deciso di aprire un bar, ci è stato chiaro fin da subito che volevamo partire da quello per dare vita alla nostra idea. È ciò che ci rende unici. Offriamo un’esperienza più interessante rispetto al classico bar di quartiere, e questo ci consente di creare una comunità attorno alla musica. 

Come regalo speciale per i lettori di Hosco, Sergio “Lone Wolf” Lopez ha creato una playlist specifica per il nostro articolo. Ascoltala facendo clic sul link di seguito mentre leggi il resto dell’intervista!

Qual è la vostra filosofia riguardo il servizio clienti nel contesto della ristorazione?

Sergio: credo che il nostro locale si faccia notare perché applichiamo un approccio nordamericano. In Spagna, a volte il servizio nei locali è pessimo, e molte persone ci sono abituate. Ma noi cerchiamo di coinvolgere i nostri clienti, di farli sentire speciali. Il nostro lavoro non dipende dalle mance, ma ci comportiamo come se fosse così e offriamo sempre un servizio eccellente. Credo sia per questo che attiriamo molti stranieri provenienti dai paesi occidentali, perché è un tipo di servizio a cui sono abituati.

Come trasmettete questa filosofia ai nuovi bartender quando li assumete?

Sergio: con lo stress test! Al colloquio, presentiamo loro una situazione stressante. Una volta, ho chiesto a una ragazza di disegnare Selam mentre le facevo delle domande a caso, a raffica. “Preferisci mare o montagna?”, cose del genere. 

Spesso, gli avventori dei bar fanno delle domande strane, e chi lavora deve essere in grado di gestire queste situazioni. Ecco perché facciamo lo stress test, per vedere come reagiscono in casi simili. 

Selam: si tratta di controllare la folla. Dietro il bancone, bisogna essere sicuri di sé. Se c’è molta gente e qualcuno sta creando problemi, bisogna essere in grado di dire a quella persona di andare a farsi un giro, perché sta guastando l’atmosfera. Il locale è piccolo e non c’è spazio per la gente che si comporta da idiota. Un buon bartender deve essere sempre in controllo del locale.

Qual è l’aspetto di aver aperto un bar che più preferite?

Selam: poter conoscere molte persone nuove. Soprattutto nel corso della pandemia, è stato un ottimo modo per conoscere persone di luoghi diversi in un periodo in cui era impossibile viaggiare. O il fatto che le persone che vivono nel quartiere diventano clienti affezionati prima, e amici poi. Mi piacciono questi legami e il fatto di aver creato un luogo in cui persone diverse si ritrovano. 

Sergio: sono d’accordo al 100%..

E qual è, invece, la parte più difficile?

Selam: non diventare alcolizzato.

Sergio: sì, e le lamentele dei vicini.

Quali sono stati i passaggi da seguire prima di aprire un bar a Barcellona?

Selam: so che qui è un po’ più difficile che in altri paesi. In Spagna, è molto importante trovare un buon amministratore che ti accompagni lungo l’intera procedura, e anche dopo aver aperto. Si occuperà di gestire tutta la burocrazia, così da poterti concentrare sul trovare il locale e sul creare la strategia generale.

Ma, comunque, è impossibile essere completamente preparati per tutto quello che potrebbe succedere. 

Se dovessi riassumere in una parola il tuo amore per il tuo lavoro, quale useresti?

Sergio: persone! 

Selam: comunità.

Sergio: aspetta, posso cambiare risposta e dire musica?

***

Se hai la giusta personalità, lavorare in un bar può essere un’esperienza molto gratificante, soprattutto se lavori per proprietari come quelli di Radio Nossa. E, se aprire un bar è da sempre il tuo sogno nel cassetto, fare un po’ di esperienza ti aiuterà a realizzarlo molto più facilmente. Visita Hosco e dai un’occhiata alle offerte di lavoro nei bar per trovare il lavoro dei tuoi sogni oggi stesso.

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